giovedì 19 settembre 2013

Resumen del 14/9

Cari compagni,
la riunione tecnica di lavoro del 14 settembre si è regolarmente tenuta con la prevista partecipazione di compagni di Napoli, Salerno, Roma e Bari (più vicini al luogo della riunione).
Sulla base di quanto deciso il 20 luglio si è concordato di proporre a voi tutti:
·       l’assemblea costitutiva si potrebbe tenere sabato 9 novembre a Napoli, nella sede del Centro Culturale “La Città del Sole” al Vico Giuseppe Maffei n.4, con inizio alle ore 10,30: la relativa centralità di Napoli e la disponibilità a costo zero di uno spazio adeguato hanno indotto a decidere in tal senso
·       verranno redatti sia una proposta di documento in cui verranno brevemente compendiati i motivi, gli obiettivi, i metodi e un canovaccio del programma di lavoro (così come sono emersi dagli elaborati prodotti e dalle riunioni), sia un regolamento sulla organizzazione interna del costituendo Centro Comunista di Documentazione, Ricerca e Formazione e sulla partecipazione ad esso. L’assemblea del 9 novembre potrà articolare meglio questa struttura e attribuirà le responsabilità di lavoro
·       in linea di massima il Centro sarà organizzato intorno ad un consiglio generale o direttivo che – è stato proposto – sia composto con criterio federativo. Vi saranno, naturalmente gruppi di ricerca tematici e di lavoro per comparti (documentazione, ricerca, formazione), compreso il settore editoriale. Inoltre, accanto alla struttura e al programma di lavoro nazionali, saranno incoraggiate, ovunque sia possibile, articolazioni locali del Centro con strumentazioni e percorsi di lavoro propri, anche in collaborazione – politica e logistica – con altre realtà organizzate
·       è stato ribadito che il Centro nasce come struttura militante e non accademica: l’adesione e la partecipazione implicano, quindi, un impegno nel lavoro e nella dialettica interni ad esso; anche per questo motivo la partecipazione all’organismo centrale di coordinamento e di gestione richiederà la preventiva adesione al Centro: i compagni e gli organismi interessati sono, pertanto, invitati fin d’ora a far pervenire la propria adesione, possibilmente con l’indicazione del proprio concreto impegno di lavoro
·       per non lasciare questo fondamentale impegno alla spontaneità e alla casualità, e per portare all’assemblea costitutiva un temporaneo rendiconto sulle risorse disponibili e le possibili prospettive di lavoro verrà, intanto, fatta una prima ricognizione delle risorse (umane, professionali, documentarie, strumentali, ecc.) disponibili o utilizzabili. I compagni sono pregati di cercare, inventariare e far pervenire al più presto queste notizie
·       il “blog” e la mailing-list vanno migliorati e ad essi occorrerà aggiungere altri strumenti di informazione e di dibattito. Alcuni giovani compagni si sono assunti l’onere di farsi carico di questi problemi, almeno in questa fase iniziale: data l’importanza e la vastità del compito è auspicabile che altri compagni si facciano avanti per rafforzare questo settore di lavoro
·       sul “canovaccio” di programma la riunione del 14 settembre non è entrata nel merito e, dunque, non ha aggiunto nulla di sostanziale alle proposte generali già formulate nei diversi contributi e nella riunione del 20 luglio a cui rinviamo i compagni che volessero avanzare più concrete proposte e che rispetto ad esse volessero orientare eventuali impegni di lavoro locale. Poiché ogni percorso di lavoro deve avere una concreta praticabilità e non essere solo frutto di auspicio o desiderio, i compagni nell’avanzare le proprie proposte indichino anche le “gambe” su cui esse debbono camminare
·       soltanto di sfuggita è stato accennato alla necessità di prestare attenzione anche alla necessarie risorse economiche da perseguire, mano a mano, attraverso forme diverse di autofinanziamento. Ne sono state anche suggerite alcune in termini generali e viene chiesto ai compagni di non trascurare né sottovalutare il problema sia ai fini della operatività del Centro sia per consentire una più assidua e attiva partecipazione dei compagni alle riunioni
·       infine, per fare il punto di questo lavoro prima dell’assemblea, è stata convocata una nuova riunione tecnica che si terrà nella seconda metà di ottobre.

mercoledì 11 settembre 2013

Per la riunione del 14 settembre : ordine del giorno

Poiché si tratta di una riunione di lavoro a cui parteciperanno soltanto i compagni che hanno la possibilità di esserci, ma che deve concretamente preparare l’assemblea costitutiva di novembre, dopo la “griglia di lavoro” già fatta pervenire, pensiamo sia utile porre sinteticamente all’attenzione di chi sarà presente e dei compagni che intendono far avere propri contributi scritti anche un elenco – seppure incompleto – dei punti in discussione su cui ci si dovrà decidere e affidare precisi incarichi.


X l’assemblea costitutiva di novembre
·      L’ assemblea di novembre si terrà a Napoli?
·      Bisogna fare inviti mirati ad aderire al Centro e a partecipare alle sue attività? Quanto meno, bisogna fare inviti mirati all’assemblea costitutiva? Eventualmente a chi?
·      Dare una struttura all’assemblea costitutiva: chi fa la relazione; chi fa le proposte; chi può intervenire; come si articolano i lavori, soprattutto in relazione agli aspetti costitutivi e organizzativi per la vita e il lavoro del Centro
·      L’adesione al Centro deve essere formale, con l’adesione ad un preciso documento costitutivo e programmatico?
·      Mettere a punto la struttura, l’organigramma e una sorta di “statuto” o di regolamento del Centro
·      È giusto e realistico pensare di organizzare a novembre, in parallelo con l’assemblea fondativa, una iniziativa “aperta” sull’Ottobre o su altro argomento?
·      Massimo sforzo per propagandare l’assemblea di novembre: modalità e incarichi


Risorse umane e scientifiche, strumenti di lavoro
·      Lavorare fino a novembre alla ricognizione e ad una stesura delle fonti e all’avvio di banche dati
·      Fare un censimento delle competenze (scientifiche, linguistiche, professionali, tecniche, etc.) disponibili all’interno del Centro o con cui è possibile interloquire e collaborare
·      Organizzare – almeno – elenchi dei materiali di lavoro e delle fonti (libri, pubblicazioni, materiali di archivio, bibliografie, contatti con archivi remoti, etc.) posseduti e condivisibili
·      Particolarmente importanti saranno le competenze di alcuni compagni sulle realtà russa e cinese e la disponibilità (già esistente presso di loro) di materiali in lingua originale
·      Blog e mailing-list degli aderenti non sono sufficienti: ci vogliono un sito e un indirizzario ampio comune per la comunicazione ad ampio raggio diviso per categorie
·      È stata da più parti avanzata la proposta di una pubblicazione periodica. Altri pensano sia prematura, tuttavia la sua realizzabilità (e necessità) in prospettiva deve essere presa in seria considerazione
·      Puntare su Skype (o altro) per realizzare il lavoro e le riunioni anche in videoconferenza (ma, in prospettiva, anche per iniziative e attività) e aiutare i compagni a utilizzarlo
·      Cercare in altre città sedi, possibilmente “neutre”, a cui appoggiare il Centro
·      Compiere uno sforzo per documentare (registrazioni video e audio) tutte le attività e iniziative


Programma
·      La griglia essenziale è indicata nella convocazione della riunione del 14 (punti da 2 a 6), ma deve essere meglio specificata in precise proposte, per evitare dispersioni, equivoci e immobilismo
·      La bozza iniziale di programma deve individuare delle priorità e deve riguardare tutti e tre gli ambiti di lavoro del Centro: documentazione, ricerca e formazione. Questa griglia del programma iniziale deve essere condivisa attraverso la discussione e l’arricchimento
·      Ricognizione e comunicazione delle attività eventualmente esistenti o programmate sul piano locale
·      Selezionare, contattare i possibili interlocutori nazionali (siti web, archivi, biblioteche on-line, riviste, associazioni, etc.) e prefigurare le eventuali forme di collaborazione
·      Idem a livello internazionale
·      Provare a realizzare forme di collaborazione o di interlocuzione con enti universitari e di studio, anche soltanto su specifici argomenti o percorsi
  

Risorse economiche e autofinanziamento
·      Occorrerà costituire, mano a mano, un fondo cassa per le attività, ma anche per aiutare i compagni a partecipare
·      Appello e sottoscrizione nazionale
·      Circuito di diffusione militante di pubblicazioni
·      Ove esistano “amministratori amici” organizzare iniziative sostenute da contributi
·      Normalmente ogni attività o iniziativa deve essere autosufficiente sul piano economico
  

Edizioni
·      Preparare per novembre una prima ipotesi di programma editoriale (con la individuazione anche della tipologia delle pubblicazioni da fare e, possibilmente, anche dei primi titoli) e definire le forme della partecipazione collettiva
·      All’assemblea dovrebbe essere annunciata la imminente pubblicazione (entro la fine dell’anno) del volume di Grover Furr Le menzogne di Kruschev(titolo da decidere: potrebbe essere anche  Kruschev mentiva o simile) e, forse, anche una bozza provvisoria a stampa
·      È in preparazione un’interessantissima pubblicazione sulla lettura del marxismo da parte di Mao e del PCC alla luce del pensiero tradizionale e della realtà cinesi che potrebbe aprire e/o supportare un serio percorso di analisi dell’esperienza cinese nel suo complesso
·      Porre eventualmente in discussione l’ipotesi di gestione collettiva e condivisa delle Edizioni “Laboratorio politico”
·      Definire forme e ipotesi concrete di collaborazione con altre case editrici (La Città del Sole, Zambon, KappaVu) , a partire dal comune e costruendo circuito di diffusione militante
·      Costruire concretamente il circuito di diffusione militante, magari a partire dalle persistenze di magazzino delle Edizioni “Laboratorio politico”

giovedì 5 settembre 2013

Per la riunione tecnica del 14 settembre

Il prossimo 14 settembre i compagni incaricati – o che intendono farsi carico – di preparare l’assemblea costitutiva del Centro Comunista di Documentazione, Ricerca e Formazione prevista per novembre dovranno lavorare su quanto emerso – linee guida, scopi, metodi di lavoro, programma, etc. – nei documenti preparatori, nella riunione di luglio di Napoli e dai contributi fatti intanto pervenire dai compagni e pubblicati sul “blog”http://ccdrf.blogspot.it/ o circolati direttamente sulla mailing-list. Un lavoro essenziale sugli elementi fondativi che non lasci zone d’ombra né tra chi vorrà farsi carico del lavoro che il Centro dovrà affrontare, né nei confronti degli interlocutori esterni.
1.          Il Centro intende essere strumento di lotta all’anticomunismo, di riflessione puntuale sull’esperienza del movimento comunista, di comprensione delle trasformazioni intervenute e in atto nella realtà, di formazione di giovani e di intellettuali organici alla classe lavoratrice. Questi obiettivi potranno essere raggiunti – in positivo, fuori da ogni contrapposizione, in modo trasversale – sulla base del pensiero critico marxista come strumento scientifico di interpretazione e cambiamento della realtà in continua trasformazione. La partecipazione al Centro o la collaborazione con esso presuppongono la comune esigenza di ricerca, di documentazione e di battaglia culturale e scientifica che non ha trovato finora la sede in cui organizzarsi, che sblocchi il dibattito tra comunisti e ne rilanci la capacità di coinvolgimento e di egemonia.
2.          Una più approfondita comprensione delle condizioni oggettive e soggettive in cui sono state realizzate la rivoluzione bolscevica e l’esperienza di transizione verso il socialismo nell’URSS è il primo dei percorsi che il Centro dovrà intraprendere. Particolare attenzione dovrà essere prestata – attraverso le fonti documentarie e la individuazione dei dati oggettivi – alle scelte innovative fatte anche dopo la morte di Lenin e fino alla controrivoluzione krusceviana, avviata con il XX° Congresso del PCUS e proseguita nella deriva involutiva culminata con la disintegrazione del partito e dello Stato sovietici. Quest’impegno di approfondimento è innanzi tutto irrinunciabile e discriminante per combattere le vulgate anticomuniste e le falsificazioni della storia che purtroppo sono state largamente introiettate da settori che pure sono antagonisti al sistema o che si definiscono comunisti. E questo è avvenuto anche perché le posizioni dei comunisti e la difesa del loro patrimonio storico sono state presentate spesso in forme caricaturali.
3.          L’approfondimento dell’esperienza sovietica, pur nella sua complessa centralità, non esaurisce l’interesse del Centro verso la storia – estremamente più ricca e articolata – del movimento comunista novecentesco. In primo luogo perché proprio l’elaborazione leninista e l’Ottobre permisero l’irruzione dei popoli nella storia e ne fecero i protagonisti dell’intero secolo. In secondo luogo perché le importantissime esperienze realizzate altrove in condizioni oggettive molto diverse, prima dal proletariato di altri Paesi europei e, man mano dai popoli ex-coloniali – inizialmente sotto la direzione dell’Internazionale e successivamente in sostanziale autonomia –, sono ricchissime di insegnamenti. In breve, il comunismo novecentesco non si esaurisce nell’Unione Sovietica, ma è il fattore determinante della storia dell’intero secolo. Sarà determinante coglierne e valorizzarne i successi, ma anche individuarne e comprenderne le sconfitte e i limiti, mettendo particolare attenzione non soltanto ai tratti comuni, ma anche e soprattutto alle diversità – oggettive e soggettive – e, dunque, alle peculiarità di ciascuna. Così impostato il lavoro del Centro consentirà di scrollarsi di dosso le inevitabili scorie eurocentriche delle origini e cogliere la dimensione globale del comunismo.
4.          In questa chiave di lettura universalistica particolare attenzione dovrà essere dedicata alle altre esperienze rivoluzionarie comuniste che hanno improntato di sé il secolo scorso. Tra queste, quella cinese – anch’essa molto complessa, ma diversa per le profonde differenze strutturali e sovrastrutturali di quella realtà – in tutte le sue contraddittorie articolazioni. Il contributo portato dal partito cinese sotto la direzione di Mao, la svolta denghista e la centralità della Cina sulla scena internazionale contemporanea, le sue persistenti diversità, la conoscenza ancora superficiale di quella realtà e il disorientamento che ha indotto nel movimento comunista, impongono questo lavoro di documentazione, di approfondimento, di dibattito.
5.          In Italia il ruolo progressivo e la lotta dei comunisti sono stati rappresentati – fino agli anni ‘60 in maniera pressoché esclusiva, successivamente in modo ancora largamente maggioritario – dal PCI. Né va sottovalutata l’influenza da questo partito avuto anche a livello internazionale, sia per merito dell’elaborazione gramsciana, sia per essere stato, a partire dal secondo dopoguerra, il più grande e forte partito comunista non al potere. Anche questa esperienza è stata estremamente complessa e ha avuto, naturalmente, le sue peculiarità. Per quasi mezzo secolo esso è stato l'organizzazione di classe e internazionalista che ha raccolto l'adesione di milioni di lavoratori, di donne, di giovani. In seguito – a partire dall’VIII° Congresso, all’interno della deriva revisionista e controrivoluzionaria in atto a livello internazionale – esso ha subito una involuzione conclusa con l’autoscioglimento. Il Centro deve impegnarsi con tutti i comunisti a dare una spiegazione a questo devastante epilogo e a trovare una risposta alla domanda di come e perché da quella gloriosa organizzazione si sia potuti approdare al PD. Il dibattito franco su questo fenomeno complesso – senza opportunistici scivolamenti autoassolutori e recuperi di suggestioni e posizioni già sconfitte, ma recuperando, al contrario, il patrimonio di esperienze positive – può aiutare a trovare risposte e rimedi alle attuali difficoltà dei comunisti in Italia.
6.          Le vicende storiche del movimento comunista sono e debbono essere il centro del nostro lavoro oggi, perché gravide di insegnamenti preziosi per l’orientamento e la formazione. D'altro canto non possiamo sottrarci dall'inquadrare queste questioni all'interno di un contesto materialistico e dialettico a cui tutti gli avvenimenti vanno ricondotti, sia per capirne il senso oggettivo, sia per analizzare le questioni irrisolte che hanno determinato i cambiamenti negativi in quella che per decenni abbiamo considerato, in modo non dialettico, l'ascesa irreversibile delmovimento comunista. Questo indirizzo di ricerca non dovrà perdersi nei meandri di un “aggiornamento” del marxismo che è tipico delle correnti di pensiero sostanzialmente idealiste e revisioniste. Il compito del Centro sarà di enucleare i concetti scientifici e rivoluzionari che il marxismo e il leninismo ci mettono a disposizione per farne dei canoni interpretativi della realtà odierna, senza schemi riduttivi e precostituiti. In particolare,il lavoro del Centro dovrà essere orientato a discutere e individuare nell'epoca della mondializzazione, la dinamica delle contraddizioni interimperialiste – in particolare quella USA/UE –, il punto di arrivo della crisi economica e le strategie militari, il modo in cui e classi lavoratrici e ipopoli – in una concezione e una pratica attuali dell’internazionalismo proletario – possono riorganizzarsi e portare a termine vittoriosamente la comune lotta per il comunismo.
7.          Tutti i percorsi di ricerca e di approfondimento che il Centro intraprenderà avranno nei rispettivi sviluppi due ricadute irrinunciabili. La prima rivolta a sconfiggere le idee e la propaganda dell’anticomunismo dominante continuamente riprodotte e riproposte sia dall’avversario, sia all’interno dello stesso schieramento anticapitalista e, perfino, da coloro che si dicono ancora comunisti. La seconda rivolta sia alla diffusione della verità storica, dei valori e degli obiettivi del comunismo all’interno della classe lavoratrice e delle masse popolari, sia ad alfabetizzare e formare le nuove generazioni. Il lavoro di formazione, inoltre, non potrà prescindere dalla necessità di partire anche dalle grandi questioni e dalle contraddizioni che polarizzano l’interesse, le sofferenze e le speranze di lavoratori e giovani in questo tempo.
8.          Questo progetto potrà essere realizzato mano a mano che le adesioni al Centro e l’impegno dei compagni renderanno possibile aprire e organizzare percorsi di lavoro. Fondamentale sarà l’acquisizione di elementi documentari e conoscitivi – da banche dati remote o da realizzare all’interno del Centro – da porre a fondamento scientifico del lavoro da svolgere. Utilissimo sarà centralizzare e generalizzare notizie relative agli archivi remoti e fornire elenchi e inventari dei materiali posseduti (libri, documenti d’archivio, periodici, files, etc.). Altrettanto necessario sarà organizzare e coordinare il lavoro in specifiche commissioni nazionali, così come sarà opportuno riferire al Centro anche le iniziative locali – magari più specifiche e legate a singole realtà territoriali – in modo da favorire collaborazioni e ricondurre a unità l’impegno di tutti i compagni.
9.          Fin dal primo momento è stato sottolineato da tutti i compagni la necessità di accompagnare il lavoro del Centro con una produzione editoriale che sia, ad un tempo, strumento di lavoro – informazione e documentazione, dibattito e formazione – all’interno del Centro, e mezzo irrinunciabile di allargare l’influenza e le collaborazioni del Centro con altri compagni e soggetti organizzati e, dunque, anche per condividere, enfatizzare e moltiplicare i risultati positivi che il Centro saprà realizzare.
10.       Infine, dovranno essere individuate e organizzate materialmente le forme che tutto il lavoro del Centro dovrà concretamente avere: strutturare le iniziative di lavoro e, ancor più, la diffusione sistematica dei materiali prodotti saranno fattori decisivi.

Questa la griglia di lavoro della riunione tecnica del 14 settembre p. v.
Preghiamo i compagni che pensano di essere presenti all’incontro di attenersi rigorosamente ai diversi punti proposti per la discussione. Allo stesso modo invitiamo anche tutti i compagni che non potranno intervenire personalmente a far avere i propri contributi di critica, di arricchimento e di approfondimento tenendo conto che non si tratta, con tutta evidenza, di un documento – che, del resto un comitato tecnico e provvisorio non avrebbe alcuna veste per produrre – e, quindi, di esprimere il proprio pensiero non nella forma di “emendamenti”, ma, più semplicemente, di suggerimenti e arricchimenti discorsivi. Teniamo conto che dal buon andamento e dagli esiti della riunione del 14 dipendono sia la possibilità di avere nuove adesioni al Centro, sia la partecipazione impegnativa all’assemblea fondativa di novembre.
Buon lavoro a tutti e saluti comunisti
Il comitato tecnico provvisorio

mercoledì 4 settembre 2013

La riunione del 20 luglio - prospettive

Di Enzo de Robertis 19/08/2013

Dalla riunione tenutasi a Napoli il 20 luglio u.s., per la formazione di un Centro Culturale, sono emersi alcuni temi che mi offrono lo spunto per qualche puntualizzazione ed approfondimento.

Caratterizzazione comunista del Centro

Il Centro che si intende costruire, dopo l’incontro di Napoli del 20/7, ha una  dichiarata connotazione ”comunista”.
Quella che a qualcuno può apparire come una scelta “retrò”, nasce, invece, dalla consapevolezza dei partecipanti che il comunismo non è superato (o sepolto) dallo sviluppo degli avvenimenti degli ultimi venticinque anni, ma, piuttosto, esprime la sua attualità proprio in relazione alla crisi economica che il capitalismo sta vivendo in tutto il mondo.
Un sistema economico, quello capitalistico, che dopo la simbolica caduta del muro di Berlino si candidava a rappresentare (caduta per qualcuno “l’utopia”, per qualche altro “la barbarie”), la migliore soluzione economico-sociale ai problemi dell’umanità, mostra, invece, la potenza distruttiva della contraddizione fondamentale connaturata alla sua essenza: la contrapposizione fra il carattere sempre più sociale della produzione (la globalizzazione dei mercati) e la proprietà privata dei mezzi di produzione (primo fra tutti il denaro).
Così, di fronte alla chiusura di fabbriche ed alla conseguente perdita del posto di lavoro, di fronte all’impoverimento crescente di milioni di lavoratori e delle loro famiglie, non deve esserci alternativa ad un sistema economico, quello esistente, basato sul profitto, perché l’alternativa elaborata e praticata dall’umanità tra il XIX ed il XX secolo è stata frettolosamente relegata in soffitta, quando non etichettata come “follia collettiva”.
Contrastare questo “oblio”, voluto ed interessato, è una  delle ragioni per cui nasce, a mio avviso, il Centro.

Attività di ricerca e documentazione

Ma difendere e propagandare il comunismo non può significare “rifondarlo dall’anno zero”, come si è fatto nel ’91, perché questa operazione, oltre che essere complementare all’”oblio” di cui sopra, sarebbe per di più antistorica, in quanto cancellerebbe con un colpo di spugna, senza alcun esame critico, un’elaborazione scientifica ed una pratica ricca di successi e di vittorie di natura epocale; altrettanto non può realizzarsi un’efficace difesa, senza un approfondimento delle ragioni di una sconfitta che nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, è stata ad arte rappresentata e propagandata in tutto il mondo come “la fine di un’epoca” ed “il fallimento di un’utopia”.
Si impone, pertanto, ai comunisti mettere in atto un’attività collettiva di ricerca e di confronto, la quale, su alcuni temi che hanno un’importanza che travalica i confini nazionali o di area geografica e supera la contingenza temporale del presente, inevitabilmente rappresenta la base per un “nuovo internazionalismo proletario”; mentre, su altri temi, più legati alla storia dei comunisti di un determinato Paese, rappresenta la premessa per la ricostruzione di un autentico Partito Comunista.
Ferma restando l’autonomia più completa per quanto riguarda i temi e l’impostazione di ogni ricerca individuale, appare indispensabile, a mio parere, la costruzione di un “circuito” collettivo in cui detta ricerca possa entrare per confrontarsi fuori dall’ambito di un territorio o di una cerchia ristretti, per produrre, così, i suoi effetti migliori.
Unitamente ad una attività di ricerca si impone l’intensificazione ed il coordinamento di un’attività di documentazione, che della prima rappresenta la premessa ed  il corollario inevitabili. Sappiamo tutti, infatti, che menzogna ed oblio si servono della mancanza di documenti per potersi affermare.
Oggi è sempre più difficile reperire i testi dei classici del marxismo e del leninismo, per non parlare dei documenti attinenti la storia del movimento comunista. Per un giovane che volesse farsi un’idea propria del marxismo-leninismo o del comunismo, un’idea non omologata a quella della classe dominante, mancano le basi documentali più elementari.
Le possibilità offerte dalla tecnologia del digitale e della rete telematica consentono oggi di superare agevolmente le questioni economiche che in passato costituivano, il più delle volte, l’ostacolo insormontabile per un’attività editoriale.

Attività di formazione

La mia generazione, nata negli anni ’50, e quella che l’ha preceduta hanno avuto la grande fortuna di vivere in un’epoca in cui esisteva ancora un campo socialista, che si contrapponeva a quello capitalista e rappresentava una retrovia importante per le lotte di liberazione nazionale ed antimperialiste.
Le lotte in Vietnam, Cuba, Angola hanno rappresentato nella seconda metà del secolo XX un esempio vincente della possibilità di sconfiggere l’imperialismo e di costruire società non assoggettate al dominio del capitale internazionale.
Chi come me ha avuto, poi, la fortuna di visitare in quegli anni un Paese socialista non ha potuto fare a meno di notare, fra tante contraddizioni, l’enorme spinta che riceve la “società civile” dall’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione.
Per le giovani generazioni queste possibilità sono ai giorni nostri precluse, essendosi modificato il quadro internazionale delle contraddizioni di classe. Pertanto, la convinzione della validità, dell’attualità e giustezza del socialismo e del comunismo sono conquiste da raggiungere sul piano teorico.
I comunisti sanno che il marxismo-leninismo è una scienza, composta essenzialmente da due parti: una di carattere filosofico, il materialismo dialettico, e l’altra di carattere economico-politico, il materialismo storico. Per le sue caratteristiche il marxismo non rappresenta un “sistema chiuso”, un insieme di dogmi da imparare a memoria e da sciorinare al momento opportuno. Esso, invece, è una guida per l’azione politica del proletariato e si arricchisce costantemente dalle esperienze di lotta compiute.
Come ogni sistema scientifico complesso il marxismo-leninismo ha bisogno di un approccio che parta dagli elementi basilari di conoscenza, per arrivare, gradatamente, alla comprensione degli aspetti più complessi della teoria, senza mai smarrire il collegamento con la realtà.
L’attività i formazione deve tener conto di tutto questo, se vuole raggiungere lo scopo di una diffusione ed assimilazione di massa della teoria.
Tuttavia, mentre discutiamo e, se vi riusciamo, mettiamo in atto un’attività di formazione, dobbiamo essere coscienti che con essa possiamo coinvolgere, nel migliore dei casi, qualche migliaio di giovani, mentre la stragrande maggioranza di essi, cioè diversi milioni, sono coinvolti ogni giorno dalla formazione culturale borghese, che si attua nella scuola statale.
L’organizzazione culturale della classe dominante ha nella scuola, negli insegnanti, nei libri di testo scolastici i suoi capisaldi più importanti. E’ impensabile che si possa contrastare efficacemente l’influenza della cultura borghese sulle masse giovanili, ignorando l’influenza che la scuola esercita su di essi.
Come evidenziato da altri compagni nella riunione del 20/7, occorre riconsiderare criticamente l’esperienza condotta in passato dal CIDI di concerto con il Sindacato CGIL-Scuola, la quale esperienza, pur se nata nell’ambito di una strategia riformista e certamente non rivoluzionaria, potrebbe oggi essere efficacemente recuperata nella prospettiva di un lavoro culturale diretto dai comunisti.

Linee di sviluppo del Centro

Il percorso di sviluppo del Centro, a mio avviso,  dovrebbe proporsi come obbiettivo quello di costruire circoli territoriali in un numero tale da coprire ogni regione con almeno una struttura. Si tratterebbe, cioè, di mettere in piedi, “dal basso”, strutture che, in piena autonomia, svolgano quell’attività culturale descritta sopra, raccogliendo sul territorio tutte le forze dichiaratamente comuniste disponibili. L’esempio concreto a cui riferirsi potrebbe essere quello dei compagni del Centro di Documentazione di Torino, che pubblicano il settimanale on-line “resistenze.org”. L’obbiettivo ambizioso è quello di creare quel “circuito” indispensabile a far girare le idee, anche se contrapposte, confrontandole fra loro.
Ritengo questo passaggio essenziale per ridare all’area dei comunisti la speranza di ricomporsi, nella prospettiva della rinascita di una soggettività politica unitaria ed omogenea.
Ma un nuovo soggetto politico, comunista, unito ed omogeneo, è un punto d’arrivo di un processo  che al momento attuale parte dalla frantumazione dell’area dei comunisti, favorita dalla mancanza di dibattito teorico che negli ultimi venticinque anni si è fatta sentire, unitamente alla propensione, tipicamente piccolo-borghese, ad accentuare gli elementi di differenziazione rispetto a quelli di unità.
Cosicché, fino a quando i risultati elettorali sono stati confortanti, in nome dell’unità si sono messe da parte questioni di principio che caratterizzano l’essenza dei comunisti, consentendo ad un manipolo di opportunisti di occupare le poltrone parlamentari disponibili; quando, invece, la macchina elettorale ha cominciato a fare acqua, frantumazione e disgregazione hanno prevalso.
Se il lavoro culturale può fornire un supporto al processo di ricomposizione del Partito Comunista, credo che questo processo abbia bisogno di due elementi apparentemente contrastanti, ma in realtà complementari: un serrato confronto di idee e la tenace volontà di mantenere il più possibile unita un’area oggi divisa e frastagliata.
In quest’ottica potrebbe diventare importante attrezzarsi con una rivista teorica che, ad averne le capacità, potrebbe diventare lo strumento attraverso cui si tiene unità un’area politica ed i circoli territoriali di cui sopra, oltre che diventare l’arena in cui far confluire e confrontare le posizioni politico-ideologiche oggi differenziate.
Ma non voglio qui anticipare un dibattito, oggi forse prematuro, che necessariamente  dovrebbe coinvolgere strutture e realtà più numerose di quelle che sono confluite a Napoli il 20/7 e che, per la mia esperienza in materia, dovrebbe sciogliere tanti nodi, fra cui  individuo i seguenti:
§  bisogni culturali dei potenziali lettori;
§  periodicità e conseguente caratteristica degli articoli;
§  formato (veste grafica) cartaceo/digitale;
§  redazione composta da persone capaci di scrivere cose sensate ed interessanti in tempi prestabiliti.
Qui, in conclusione, mi preme evidenziare un paradosso che, a mio avviso, è indicativo di quanto negli ultimi anni sia stato tenuto in scarso conto l’insegnamento leninista.
Se Lenin, infatti, aveva indicato ai tempi del “Che fare?” che lo sviluppo del partito di tipo nuovo dovesse essere imperniato sul giornale comunista, immaginato come agitatore, propagandista ed organizzatore collettivo, in una realtà politico-sociale, come era quella russa, dove il proletariato era per la gran parte analfabeta; se Gramsci, facendo tesoro di quell’insegnamento, aveva attribuito grande importanza ai vari giornali da lui fondati e diretti (Ordine Nuovo, L’Unità, ecc.) e nel dopoguerra il PCI, forte di quell’esempio, aveva fatto dell’Unità il principale veicolo di ricostruzione e direzione del Partito, in una realtà, come era quella italiana degli anni ’40, ‘50 e ’60, dove le masse operaie e contadine non erano certo acculturate come lo sono oggi; per quale ragione, allora, negli ultimi venticinque anni non si è pensato di fare del giornale comunista il veicolo principale di costruzione del Partito, limitandosi, invece, a produrre solo bollettini interni quotidiani, redatti da “giornalisti professionisti”, del tutto staccati dalla realtà delle strutture territoriali di Partito, mentre tutto il Partito sottovalutava l’importanza del lavoro editoriale, nonostante i cospicui fondi statali destinati all’editoria, e mentre lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa travolgeva gli strumenti tradizionali attraverso cui la borghesia aveva esercitato la sua egemonia di classe ?
BARI, 19 AGOSTO 2013